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Il Sardegna
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c.c. Francesco Giorgioni
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Porto Cervo, 10 Ottobre 2007
Leggo
solo ora, al mio rientro in Sardegna, l’articolo apparso nel Vs giornale il 3
Ottobre, dal titolo “Riqualificazione di Porto Cervo” e vorrei fare qualche
osservazione e chiedere replica.
Con la nostra lettera l’APICS
chiedeva un incontro con il Sindaco di Arzachena Ragnedda per rappresentargli le
nostre preoccupazioni per il progetto di “Restyling” della Colony Capital.
Se il Sindaco si fosse degnato di riceverci, gli avremmo presentato
l’elenco dei 400 Consorziati membri dell’APICS che noi rappresentiamo.
Riteniamo grave la mancanza di
considerazione che il Sindaco ha per i suoi concittadini, residenti e non, che
pagano l’ICI e le tasse, che hanno reso Arzachena uno dei più ricchi Comuni
d’Italia. Dice di rifiutare di lasciarsi tirare la giacca da destra o sinistra
da tre o quattro consorziati ma di fatto se la fa tirare da un solo consorziato
interessato ad una grossa speculazione finanziaria.
E’ vero che io, Lorenzo Camillo
ero a favore del Master Plan dell’Aga Khan e lo sono tuttora se fatto
dall’Aga Khan che ha dato prova di cosa sa fare. Si trattava di 2,5 milioni di
metri cubi, ma su 2400 ettari, con un basso impatto ambientale, mentre i 170.000
metri cubi sui pochi ettari rimasti liberi attorno alla baia di Porto Cervo
hanno una densità decine di volte superiore a quella del Master Plan,
oltretutto proposti da un operatore finanziario di cui non c’è traccia come
creatore di insediamenti turistici.
L’APICS non è contraria ad
innovazioni o riqualificazione, ma è contro le speculazioni finanziarie, per
ottenere le cubature da rivendere con enormi profitti a terzi, chiunque essi
siano.
L’APICS dice NO a colate di
cemento e 170.000 metri cubi nei pochi spazi ristretti rimasti liberi a
Porto Cervo sono una colata di cemento! Oltretutto un progetto che NON
e’ stato presentato al Comitato di Architettura, organo ufficiale del
Consorzio Costa Smeralda preposto a controllare con regole severe la validità
dei progetti sotto l’aspetto paesaggistico urbanistico ed architettonico.
L’APICS dice NO allo
stravolgimento di Porto Cervo che si è sviluppata in 40 anni grazie all’opera
di grandi architetti e a piccoli passi. Ora è a misura d’uomo ed è preso ad
esempio nel mondo come modello di sviluppo turistico ben integrato
nell’ambiente.
Il nuovo progetto prevede inoltre
lo sradicamento dei lavoratori dalle abitazioni di Porto Cervo e il loro
spostamento ad Abbiadori per trasformarle in lussuose seconde case da vendere a
caro prezzo, rendendo Porto Cervo sempre di più un villaggio fantasma una volta
finita la stagione estiva. Invece si dovrebbero aumentare le case da adibire ai
lavoratori, per creare una comunità che vive tutto l’anno.
A completamento dell’opera di
sfruttamento immobiliare il progetto prevede inoltre l’eliminazione
dell’unico centro sportivo di Porto Cervo (campi da tennis, pallacanestro,
calcetto, piscina e palestra).
L’APICS e’ contraria al
degrado della Costa Smeralda , che è iniziato con l’uscita di scena
dell’Aga Khan e l’avvento prima della Sheraton, poi della Starwood e adesso
della Colony Capital.
L’APICS è determinata ad
intervenire per fermare il degrado derivante dalle speculazioni finanziarie
delle multinazionali che cercano in tutti i modi di imporre il loro volere alla
stragrande maggioranza dei Consorziati e a sottrarre volumetrie ai cittadini di
Arzachena
CHIEDIAMO PERTANTO:
Alfine di riportare legalità e
buona amministrazione nel Consorzio della Costa Smeralda, l’APICS ricorrerà
contro le illegalità commesse in occasione dell’Assemblea Generale svoltasi
il 31 luglio scorso.
Cordiali saluti.
Lorenzo Camillo
Consigliere e socio fondatore
APICS
Membro del Consorzio della Costa Smeralda dal 1979